Una psicologa, una psicoterapeuta ma anche e soprattutto una persona che ha sposato questa mission professionale poichè crede nella possibilità di poter, attraverso l'essere in rapporto con sè e con gli altri (lo specialista compreso), valorizzare risorse e fragilità (complementari e la chiave d'accesso per desideri e legami affettivi) a volte mal celate. Intende lo spazio terapeutico come un setting professionale ma anche come la possibilità "di scegliersi" e di "avere cura e quindi a cuore" tutti gli aspetti di una persona e della sua quotidianità per recuperare le varie sfumature ma soprattutto il valore che le connota.
La relazione e l'essere in rapporto credo sia la chiave di lettura per creare possibilità: ci si conosce, si cerca in un primo incontro di consulenza meramente conoscitivo (ergo senza fini di lucro) di poter legittimarsi come si vive il rapporto con lo specialista, per accogliere le emozioni, condividerle e riconoscersi e scegliere uno spazio, momento e una dimensione in cui le relazioni (a partire da quelle prototipiche) diventano possibilità trasformative. C'è un'arte giapponese che si chiama "Kitsugi" o "arte di esaltare le ferite" che rappresenta la mission che perseguo (nelle varie dimensioni individuali, di coppia, familiari): "quando i giapponesi riparano un oggetto valorizzano la crepa, riempiendo la spaccatura con dell'oro, essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia diventa più bella". La mia mission è questa non temere le crepe, non farsi fagocitare ma accogliere la propria storia per trasformare quella parte che non si vuole ripetere ma anche, valorizzare quello spirito di resilienza che ci spinge, attraverso la terapia, a sceglierci, scegliersi!